Recensione del romanzo "Cuore indiano" di Monica Maratta a cura del blog Les fleurs du mal.
Jamestown 1682.
“Finora ho solo creduto di vivere, la mia esistenza è sempre stata quella di una marionetta guidata con sapienza dalle mani di mio padre “.
Eleanor
è cresciuta con la convinzione che gli indiani fossero solo un popolo
selvaggio e invece la notte in cui avvenne l’ aggressione e il rapimento
di Eleanor da parte dell’ indiano Aldahy, cambiò notevolmente la sua
visione della vita, della comunità indiana e scoprirà finalmente l’
amore.
È un amore
selvaggio nato dall’odio e dalla vendetta di Aldahy per tutto l’ atroce
dolore subito a causa dei coloni, un Amore che fiorirà’ con tutta la
forza e l’ intensità del vero Amore: passione, protezione e rispetto
reciproco.
Eleanor e
Aldahy divisi dalla cattiveria e presunzione della società inglese.
Eleanor e un figlio, frutto del loro Amore, da nascondere e celare agli
occhi del mondo come qualcosa da disprezzare.
Eleanor
riuscirà davvero a sopportare il peso di una bugia così grande e
soprattutto contro natura? Far finta che Edward è solo un trovatello,
negargli gli abbracci e le parole confortanti di una mamma. Difficile
sarà accettare il suo matrimonio con Mr. Bennet, un matrimonio di
convenienza per assicurare un futuro ad Edward.
” Non sarò una moglie ostile, ma al momento non posso assicurargli il mio cuore” .
Un
matrimonio nato su bugie e compromessi è un matrimonio infelice ed
Eleanor lo capirà sulla sua pelle, la felicità è solo racchiusa in
Aldahy e il suo ritorno in Virginia. Commovente e liberatorio, l’
abbraccio della mamma di Eleanor
” Il tuo cuore e’ sempre stato puro. Non avresti mai potuto vivere senza amore, come ho fatto io”…” Il mio è un cuore indiano, cara madre “.
Lo stile
di Monica Maratta affascina con semplicità disarmante, leggere il suo
romanzo mi ha proiettato nell’Inghilterra del 1682 ,
” l’ uomo bianco e il suo razzismo“, il profondo odio nei confronti di una comunità definita ” selvaggia e senza Dio “, un odio trasformatosi in atroci delitti e vittime innocenti.
Una piacevole lettura, complimenti.
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