LE ROSE DI CORDOVA di ADRIANA ASSINI. EDITO DA SCRTTURA & SCRITTURE.



Nel romanzo “Le rose di Cordova” di Adriana Assini ci viene offerto il ritratto completo di un personaggio storico femminile che ancora oggi colpisce l’immaginario collettivo ed è fonte di dibattito tra gli studiosi: Giovanna detta la pazza.

 Figlia dei più grandi regnanti dell’epoca, madre del grandissimo imperatore Carlo V, donna dal destino tortuoso, la sua vicenda fu definita dallo storico tedesco Karl Hillebrand, difensore della sanità mentale della regina spagnola, come “enigma della storia”.

Giovanna fu davvero una povera pazza o fu una vittima degli interessi politici di chi la circondava? La bravura dell’autrice nel far luce sugli aspetti psicologi, sulle diverse sfumature che sempre possiede la mente umana è indiscutibile e lo fa attraverso gli occhi, le azioni e la parola di Nura che è la schiava moresca di “Juana”. È lei a introdurci nel romanzo raccontandoci la sua triste storia:

Mi chiamavano Francisca, un nome scelto a caso dal calendario cristiano, ma il mio vero nome era Nura, fiore tra i fiori. Ero venuta al mondo un mattino d’estate nel cortile dei Mirti della reggia di Granada, molto prima che la città, governata da Boabdil il Piccolo, ultimo sultano della dinastia nasrida, soccombesse all’offensiva spagnola, dopo dieci anni di assedio. Adesso ero ridotta in schiavitù, assieme a tante altre mie sorelle e venivo additata come moresca, infedele o miscredente, anche se vantavo nozioni di algebra e parlavo tre lingue.

Nura è la voce narrante, è lei a raccontarci l’intimità di Giovanna e lo fa combattendo tra l’odio che spesso prova nei confronti della sua regina e l’amore, la compassione che prepotente affiorano, nonostante tutto.

Occhio per occhio, dente per dente. Al momento opportuno, Allah mi offrirà l’occasione di punirli, mi ripetevo all’epoca per consolarmi, furente com’ero per i troppi affronti subiti.

Nella confusione di quei maledetti giorni ero finita per sbaglio assieme a una manciata di giovani di modesta condizione e, non potendo più contare sulla protezione di mio padre, non ero riuscita a far valere i privilegi del mio rango, sicché sarei stata sicuramente destinata a pulire le latrine dei reali se non fosse stato per la loro terzogenita, una fanciulletta pallida, molto colta ma sgarbata, alla quale avevano imposto il nome di Juana, in onore del santo patrono della famiglia.

Era stata proprio lei, la Domenica delle Palme, a notarmi in mezzo a una dozzina di ancelle, attratta dal rosa lucente della mia veste, in tessuto fine di Damasco. Devo perciò soltanto a un suo capriccio se fui scelta per servirla, a dispetto della corona di damigelle castigliane che la regina le aveva già assegnato d’imperio.

Nura è testimone di tutti gli eventi che accadono nella vita della sua regina sino alla morte: dall’ostilità di Giovanna per il fanatismo religioso della madre Isabella la Cattolica, la quale pare amasse conversare nei “salotti” dell’epoca di fustigazioni e torture agli eretici in onore di Gesù, al matrimonio infelice con Filippo il Bello che pure all’inizio Giovanna amò di un amore “folle” e che contribuì a farle compiere azioni irrazionali e piene d’ira procurandole  l’etichetta di “pazza”, alla reclusione in una fortezza sperduta con l’intento di strapparle la corona con la beata indifferenza del figlio Carlo, alla morte che giunge come una liberazione.

Tuttavia, un altro storico famoso Karl Brandi rovescia completamente la versione di Hillebrand e ci parla di una sovrana dalla psiche delicata con vistose tare ereditarie, le stesse che aveva la nonna portoghese Isabella morta pazza.

In barba alle contraddizioni degli studiosi, Adriana Assini è riuscita a fare di questa storia così drammatica e affascinante un capolavoro.  Ogni singolo personaggio è approfondito e caratterizzato con professionalità. Sublimi le poetiche descrizioni ambientali.

Adriana guarda al passato con amore e forse nostalgia per capire il presente e da ciò che vede costruisce un romanzo, come dice la sua biografia.

Per Scrittura & Scritture, ha pubblicato diversi romanzi storici tra cui Agnese, una Visconti (2018) Giulia Tofana. Gli amori, i veleni (2017), Un caffè con Robespierre (2016) e La Riva Verde (2014). 




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