LA BADESSA DI CASTRO.


Appunti da “La badessa di Castro” di Lisa Roscioni, edizioni Il Mulino.



Castro era la capitale di un ducato creato nel 1537 da Paolo III Farnese per il figlio Pier Luigi in una posizione strategica nel Lazio settentrionale.
Il ducato si estendeva dal lago di Bolsena fino ad affacciarsi sul mar Tirreno e comprendeva Ronciglione e alcuni feudi lungo il Tevere. Formalmente si trovava nel Patrimonio di San Pietro, ma di fatto era indipendente con una milizia propria e una zecca per battere moneta. A Castro si produceva salnitro per ottenere la polvere da sparo, ma anche come conservante per la carne. Pascoli, mulini, osterie e la “cannara” del Marta dove si catturavano le anguille che, uscendo dal lago di Bolsena s’immettevano nel fiume, era per i duchi fonte di rendita tramite tributi e affitti.
Difesa da alte muraglie di tufo all’incrocio tra due affluenti del Fiora. Situata vicino allo scalo portuale di Montalto, alla foce del fiume Fiora, era circondata da una terra fertile, ricca di legname e selvaggina. Le ragioni della sua decadenza furono: la malaria e i lavori mai terminati. Gli effluvi mefitici provenienti dalle campagne paludose della Maremma e dell’agro romano arrivavano fino a Castro, che da maggio fino ad autunno diventava invivibile per la calura e la cattiva aria.
La badessa vi arriva nel 1566 e il vescovo nel 1569. La badessa proveniva dal monastero della Visitazione di Viterbo, fondato dalla duchessa Gerolama Orsini e per suo ordine trasferito a Castro, mentre il vescovo, originario di Milano, ma vissuto per alcuni anni a Roma, proveniva da Orvieto dove dal 1564 era governatore.
Porzia Orsini, vero nome della badessa, entrata in convento nel 1557, prese i voti l’anno successivo con il nome di Elena. Entrò molto giovane insieme ad altre 24 zitelle. Era figlia di Giovan Francesco Orsini, conte di Pitigliano e di Rosata Vanni di umili origini. Sposata in seconde nozze, ma già amante del conte, Rosata ebbe oltre a Porzia altri 6 figli: Orso, Latino, Giovan Francesco, Ludovico, Camilla, Ippolita. Porzia era la maggiore tra le femmine. C’erano poi altri fratellastri che Giovan Francesco ebbe dalla prima moglie Ersilia Caetani: Niccolò, futuro conte di Pitigliano, Giulia che per esser storpia non si maritò, e Virginia che sposò un Savelli di Albano.
Castro strada
La strada che collegava i due edifici era quella che da porta Lamberta costeggiava il convento e altri palazzi fino ad arrivare, dopo un’ampia curva, in piazza Maggiore. Qui si trovavano l’Hostaria ducale, il palazzo del Podestà e la Zecca, proseguendo si arrivava al vescovado, dirimpetto alla cattedrale di San Savino. Un altro percorso era quello che, salendo per una ripida scalinata situata in prossimità della porta, permetteva di arrivare al convento direttamente all’entrata laterale dell’edificio vescovile e viceversa, al riparo da sguardi indiscreti.
Quando Porzia entra in convento nel 1557 esso era aperto al mondo esterno e violava la clausura. L’ obbligo si fece più severo a partire dal 1563 con il concilio tridentino. Lo status di provenienza dava accesso alle cariche più ambite (priora o badessa).
La badessa sovrintendeva alla disciplina. Selezionava le postulanti. Curava gli affari economici del monastero. Privatizzava gli spazi monastici, disponendo di una cella propria, arredata a proprio gusto con oggetti personali. Inoltre, pretendeva come domestiche le converse socialmente inferiori. Nel 1562 Porzia viene eletta priora e nel 1565 diviene badessa. Gerolama attraverso di lei avrebbe potuto controllare la vita interna del convento, la scelta delle novizie, ma anche gli interessi economici derivanti dai beni e dalle rendite di cui lo aveva provvisto. La carica di badessa sarebbe dovuta durare 1 anno, ma di fatto diventò permanente.

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Giovan Francesco Orsini


Gerolama Orsini

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