GLI INDIANI DELLA VIRGINIA (SECONDA PARTE) : DOCUMENTAZIONE PER IL ROMANZO CUORE INDIANO







Il centro del villaggio powhatan si collocava nel punto in cui si ergeva la casa del weroance, il massimo dignitario locale, una costruzione che si distingueva dalle altre per l'imponenza della pianta a camere multiple. Anche i templi, solitamente costruiti fuori dall'insediamento, si caratterizzavano per la grandiosità della struttura. Alle spalle del villaggio si estendeva la foresta che, con il fiume, diventava il serbatoio di tutte le risorse naturali necessarie alla vita materiale della tribù. Bacche, frutta, verdura, fibre vegetali per il cordame, legna da ardere e per le costruzioni, selvaggina e cervi, tutto era celato ma sempre presente nel fitto dei boschi. L'unico articolo di valore che poteva trovarsi fuori dai confini tribali era il rame e la Virginia Company si rese subito conto che anelli, pentole, campanelli e bracciali prodotti con quel metallo costituivano un'altra eccellente merce di scambio, ben più innocua, da un punto di vista militare, degli utensili in ferro e delle armi.
Un'altra debolezza dei Powhatan erano le perline blu per le quali erano disposti ai baratti più spericolati. Sino a quel momento, infatti, braccialetti e collane venivano prodotti solo con l'impiego di perle fluviali e di conchiglie.
Fuori dalle cerimonie sacre o ufficiali, i Powhatan non annettevano molta importanza al rango sociale e non avevano, nella vita di tutti i giorni, segni distintivi esteriori sul modello della pompa classista in auge oltre Atlantico. Tutti gli uomini, anche quelli che avevano un ruolo eminente, andavano a caccia, a pesca e in guerra. E in queste prime due attività portavano spesso con loro i figli più giovani per addestrarli alla vita che avrebbero dovuto condurre una volta adulti.
I Powhatan erano uomini di grande bellezza, si muovevano con un incedere e un portamento naturalmente nobili, erano di corporatura atletica e molto più imponenti dei coloni europei. Con un'altezza media di poco superiore al metro e ottanta, facevano sfigurare i pallidi sudditi di Sua Maestà britannica. Il colorito della pelle era dorato con leggere sfumature rossastre, il volto tondeggiante, le labbra carnose e il naso robusto. Per la maggior parte dell'anno indossavano solo un perizoma, gambali di pelle di daino e mocassini e sfoggiavano un'acconciatura che era stata loro affidata dagli dei: i lunghi capelli venivano raccolti sulla sinistra con un nodo mentre la parte destra del cranio era rasata a zero in modo che la capigliatura non venisse a impigliarsi nella corda dell'arco.
Le donne e le ragazze erano impegnate nella raccolta e nella preparazione del cibo, di stoviglie, di stuoie e cesti, nelle riparazioni quotidiane alle case, quando non alla loro costruzione, e nella cura dei bambini più piccoli. Degne compagne dei loro uomini erano addirittura più belle che graziose, con occhi scuri che si allungavano maliziosamente agli angoli e labbra sensuali.
Nelle giornate di lavoro ordinario indossavano una sorta di grembiule in pelle di daino con gli orli ornati di frange e quando dovevano recarsi nella foresta indossavano anche loro gambali e calzature. Le acconciature non erano elaborate, i capelli cadevano liberi oppure raccolti in una lunga treccia con una frangetta sulla fronte.
I più anziani e autorevoli portavano pellicce d'orso o di lupo allacciate in modo da lasciare scoperta una spalla e un braccio. Le mogli dei capi sfoggiavano mantelli ricoperti di piume colorate che lasciavano senza parole i coloni europei.
 Fonte di documentazione : "Pocahontas. La donna che cambiò il destino." G.Peroncini, Edimar Editrice.
https://www.amazon.it/Cuore-indiano-Monica-Maratta/dp/8899972451/ref=sr_1_3?ie=UTF8&qid=1498136955&sr=8-3&keywords=monica+maratta 

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