LA LEGGENDA DI NINFA. LUCREZIA BORGIA, INCANTO E DISPERAZIONE.



Sono felice di presentarvi il mio ultimo lavoro, scritto insieme a Dario Pozzi ed edito da "La strada per Babilonia".                                                                                                                                  
Cosa racconta il libro?

Milano, ottobre 1816. Angelico Vago, un nobile di origine spagnola, mostra a Lord Byron alcune preziose lettere che conserva e che Lucrezia Borgia scrisse al fratello Cesare durante la permanenza a Sermoneta. Gliele aveva inviate per distrarlo dalla frenetica attività militare che l’uomo conduceva, per parlargli del magnifico luogo di cui era divenuta duchessa e, infine, per informarlo che, durante i lavori di fortificazione del feudo a opera del Sangallo, gli operai avevano trovato un piccolo involto di fogli scritti dalla mano di un autore anonimo. Si trattava di un’antica leggenda medievale del luogo, e raccontava di un amore struggente, di magia, di intrighi di corte e violenze: la leggenda di Ninfa.
Nacque una fitta corrispondenza tra i due fratelli in cui Lucrezia esprimeva tutta la nostalgia e il rammarico di non poter più vivere le stesse passioni di Ninfa perché ormai si sentiva vecchia e consumata dagli eventi politici della sua famiglia. Anche Lord Byron, rileggendo secoli dopo le lettere di Lucrezia, si ritrova avvolto, suo malgrado, dalla malinconia e racconta ad Angelico le infauste conseguenze dell’insana passione che genera azioni mostruose, richiamando alla memoria i suoi rapporti con lady Shelley e la sua sorellastra.
Ninfa, come Lucrezia, era merce di scambio per gli interessi economici e politici del padre, il duca Pietro Caetani. Il nobile, pur di prosciugare la palude che, impietosa, mieteva vittime tra gli abitanti e ne indeboliva il feudo, aveva affidato la costruzione di un canale a Moro e Martino, promettendo la figlia in moglie a chi tra i due fosse riuscito nell’ardua impresa. Entrambi i giovani erano innamorati di Ninfa, ma solo Martino era da lei ricambiato, in quanto Moro era un uomo losco e malvagio, dedito alla magia nera.
 ed edito da "La strada per Babilonia".
Cosa racconta il libro?

Milano, ottobre 1816. Angelico Vago, un nobile di origine spagnola, mostra a Lord Byron alcune preziose lettere che conserva e che Lucrezia Borgia scrisse al fratello Cesare durante la permanenza a Sermoneta. Gliele aveva inviate per distrarlo dalla frenetica attività militare che l’uomo conduceva, per parlargli del magnifico luogo di cui era divenuta duchessa e, infine, per informarlo che, durante i lavori di fortificazione del feudo a opera del Sangallo, gli operai avevano trovato un piccolo involto di fogli scritti dalla mano di un autore anonimo. Si trattava di un’antica leggenda medievale del luogo, e raccontava di un amore struggente, di magia, di intrighi di corte e violenze: la leggenda di Ninfa.
Nacque una fitta corrispondenza tra i due fratelli in cui Lucrezia esprimeva tutta la nostalgia e il rammarico di non poter più vivere le stesse passioni di Ninfa perché ormai si sentiva vecchia e consumata dagli eventi politici della sua famiglia. Anche Lord Byron, rileggendo secoli dopo le lettere di Lucrezia, si ritrova avvolto, suo malgrado, dalla malinconia e racconta ad Angelico le infauste conseguenze dell’insana passione che genera azioni mostruose, richiamando alla memoria i suoi rapporti con lady Shelley e la sua sorellastra.
Ninfa, come Lucrezia, era merce di scambio per gli interessi economici e politici del padre, il duca Pietro Caetani. Il nobile, pur di prosciugare la palude che, impietosa, mieteva vittime tra gli abitanti e ne indeboliva il feudo, aveva affidato la costruzione di un canale a Moro e Martino, promettendo la figlia in moglie a chi tra i due fosse riuscito nell’ardua impresa. Entrambi i giovani erano innamorati di Ninfa, ma solo Martino era da lei ricambiato, in quanto Moro era un uomo losco e malvagio, dedito alla magia nera.


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